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1954: Il francese e lo sceicco, la storia dell’affaire Giresse

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Per un italiano, ricordare il Mondiale in Spagna del 1982 significa, nella maggioranza dei casi, ricordare che quello fu il terzo mondiale vinto dalla nazionale Azzurra: una vittoria stupenda, di quelle incise nella storia contemporanea. Se chiedessimo ad un kuwaitiano o ad un francese cosa ricordano del medesimo mondiale, otterremmo probabilmente una risposta molto diversa ed una reazione decisamente meno beata.

È il minuto 81 del match Francia – Kuwait: quel 21 giugno a Valladolid si respirava probabilmente un’aria calda e frizzante allo stesso tempo, quella del solstizio d’estate, un giorno che possiede sempre una magia particolare, e il potere di far credere anche nei sogni. I galletti tengono ben salda la direzione del match e sono in vantaggio per 3 – 1 contro la debuttante emiratina, che al 75’ è riuscita ad andare a rete con un’azione di Al Boulushi. Solo 6 minuti dopo, Platini inizia a dipingere virtuosismi e con un esterno destro taglia la difesa kuwaitiana e serve Alain Giresse, che riesce ad infilare il poker, il quarto gol che accende i tifosi in terra Iberica. O forse no? È la quiete che precede la tempesta: l’assurda occasione con cui i Bleus fanno la conoscenza di un certo Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Sabah, uno sceicco, nonché il presidente della Federcalcio kuwaitiana.

Alain Giresse era una delle stelle della nazionale francese convocata a quei mondiali, un talento naturale, definito da molti «Un Platini in miniatura». Lo stesso Re Michel, compagno di squadra nazionale lo descriverà in questo modo: «… è come me: un giocatore d’istinto, capace di dribblare e segnare a occhi chiusi. La sua piccola statura lo favorisce. È lucido e pronto. Un’anguilla, un fulmine. Guai fidarsi di lui. Non bisogna lasciarlo solo sul limite dei 16 metri perché ti colpisce.»

Nemmeno il tempo di festeggiare il 4 – 1 che dalla nazionale del Kuwait iniziano a sollevarsi lamentele: «ci siamo fermati perché abbiamo sentito un fischio dell’arbitro, il gol è irregolare». La formazione sosteneva di aver sentito l’arbitro Stupar fischiare e di essersi bloccata perché credeva la partita fosse terminata. Rivedendo il match è ovvio come il suono non fosse mai partito dal direttore di gara e probabilmente fu solo un fraintendimento dagli spalti, ma mentre i giocatori si lamentavano con l’arbitro, dalla tribuna d’onore lo sceicco si alza e con fare dispotico intima ai suoi uomini di abbandonare il campo.

Sono, invece, proprio i giocatori a chiedere allo sceicco Al-Sabah di intervenire ed egli nel suo abito sfarzoso, con una misteriosa valigetta in mano ed il suo entourage al seguito scende – letteralmente – in campo per avvicinarsi al povero Stupar, che in una situazione del tutto nuova e comprensibilmente in preda al panico inizia la contrattazione con Al-Sabah che proprio non ci sta a quel gol, così palesemente “irregolare e scorretto”.

L’atmosfera in campo è surreale, a questo punto tutti sono scesi sul prato: fotografi, giornalisti, dirigenti e le guardie del corpo dell’emiro. Non c’è verso, il gol va annullato perché la squadra è stata ingannata. In alcune interviste, Stupar dichiarerà poi di aver assistito a scene del genere in alcuni campionati sovietici, ma che non ci fosse una vera casistica per un evento del genere e scelse quindi di affidarsi a quello che gli sembrava buonsenso: sedare gli animi ed accontentare lo sceicco, pensando che tanto il Kuwait non avrebbe mai vinto quella partita.

Il direttore di gara non aveva tutti i torti, all’89’ è il difensore Maxime Bossis a segnare il vero poker per la Francia quel giorno, fissando il tabellino definitivamente sul 4 – 1. La nazionale kuwaitiana non superò la fase a gironi: perse, infatti, contro l’Inghilterra qualche giorno dopo, decretando la fine della sua corsa Mondiale. Non solo, la squadra fu obbligata al pagamento di una multa di 10'000 dollari, una cifra irrisoria per lo sceicco invadente. E Stupar? 7 minuti di interruzione ed un gol cancellato che qualche settimana dopo costeranno all’arbitro la radiazione dalla federazione arbitri. Chissà se il personale buonsenso di un altro arbitro avrebbe cambiato qualcosa, se avrebbe causato un effetto farfalla e chissà di quali dimensioni.

Un gol incredibile, il poker realizzato da Giresse in concerto con l’icona del pallone Platini si è trasformato in un casus belli per uno degli episodi più incredibili della storia dei Mondiali. Surreale dall’inizio alla fine, guardando in retrospettiva l’affaire Giresse è uno dei punti più bassi della storia del calcio Mondiale, portatore di grottesca prepotenza, ma anche una lezione sul karma, in un certo senso. Quella quarta rete alla fine è arrivata e anche se sicuramente è tutta merito di calciatori fenomenali, è quantomeno spiritoso pensare che avrebbe potuto essere una sorta di giustizia cosmica.