La leggenda del rugby neozelandese salutato a Auckland da parenti, amici, ex compagni di squadra e politici locali

Durante la sua vita, Jonah Lomu ha ottenuto il rispetto dei suoi compagni di squadra, degli avversari e dei suoi amici. Così la sua morte è stato davvero un duro colpo per il mondo del rugby, uno di quei placcaggi bassi, duri dal quale a volte è difficile rialzarsi. Ieri presso lo stadio Eden Park di Auckland si è tenuto il funerale pubblico dove i fan hanno potuto ricordare la leggenda del rugby neozelandese. Per l’occasione gli amici più stretti dell’ala All Blacks hanno improvvisato una haka, la danza tradizionale Maori, per salutarlo nel suo ultimo viaggio.  Circa 50 persone hanno eseguito la danza, quasi una sfida alla morte o un’invocazione agli spiriti dell’aldilà in uno stadio silenzioso e assorto mentre alcuni big della nazionale neozelandese di rugby tra i quali Michael Jones e Frank Bunce hanno trasportato il feretro all’interno dello stadio coperto dalla bandiera neozelandese. La vedova del giocatore, Nadene, e i figli Brayley di 6 anni e Dhyreille di 5 anni hanno assistito alla cerimonia vestiti con la classica casacca nera degli All Blacks con il numero 11 del padre.

“Ha voluto dare un contributo alla vita delle persone meno fortunate di lui e certamente lo ha fatto“, ha dichiarato in un video trasmesso durante il funerale il primo ministro della Nuova Zelanda John Key, per evidenziare anche le diverse opere di carità che Lomu ha fatto nella sua breve vita.

La stella del giocatore iniziò a brillare durante la Coppa del Mondo 1995, dopo il debutto a 19 anni con la Nuova Zelanda, il più giovane giocatore a debuttare in 90 anni di selezione All Blacks. Ha sofferto a lungo di problemi renali che lo hanno costretto a terminare prematuramente la sua brillante carriera. E’ morto improvvisamente lo scorso 18 novembre nella sua casa di Auckland a soli 40 anni.