1954: il Miracolo di Berna e il fantasma del doping - Planetwin365.news
Logo Planetwin

Search

1954: il Miracolo di Berna e il fantasma del doping

  • Share this:

Il 4 luglio del 1954 era una domenica, e quel giorno sul campo del Wankdorf Stadium – come su tutta la città di Berna – si era abbattuto un fortissimo temporale. A sfidarsi in campo c’erano la Cenerentola Germania Ovest e la corazzata Ungheria, nella sua storica formazione dell’Aranycsapat, “l’Ungheria d’oro”: la super favorita alla vittoria, imbattuta da ben 4 anni e 28 gare. Nessuno avrebbe potuto predire che la partita che avrebbe dovuto definitivamente insignire la formazione magiara del trofeo più ambito del mondo, sarebbe stata definitivamente sovvertita dalla doppietta di un certo Helmut Rahn, più comunemente noto in patria come “Der Boss”, Il Boss.

Alla vigilia di quei Mondiali, l’undici ungherese era il mostro sacro, l’insuperabile colonna d’Ercole che nessuno si sarebbe mai sognato di superare. L’Aranycsapat si era già portata a casa l’oro olimpico nel 1952, la coppa internazionale 1948 – 1953 e fu la prima squadra non britannica ad aver battuto gli inglesi in casa a Wembley. Ben diversa era la situazione per i tedeschi occidentali: la Germania Ovest non era una delle big, fino ad allora il miglior risultato della squadra era stato un terzo posto ai Mondiali del ’34. Quella del ’54 era, inoltre, la prima finale FIFA dopo l’esclusione dai Mondiali del ’50 a causa degli eventi della 2o Guerra Mondiale.

Anche grazie alla grande Ungheria, quella del ’54 fu un’edizione dei Mondiali ad alto tasso di spettacolo, con partite che sembravano più performance di danza che calcio. I cammini di entrambe le squadre verso la finale furono decisamente avvincenti: entrambe vissero sia momenti di sconforto che vittorie schiaccianti – basti pensare che Germania e Ungheria si erano già scontrate ai gironi e i tedeschi avevano subito ben 8 reti dai magiari d’oro. Il risultato di quella finale fu frutto dello slancio atletico teutonico o fu solamente un puzzle di eventi più o meno inaspettati? In effetti, c’è da credere che il destino ci abbia messo del suo.

L’Aranycsapat si era qualificata alla finale, come da pronostico, ma non senza aver dovuto fronteggiare avversari ostici nelle fasi dei quarti e in semifinale. Brasile e Uruguay furono due banchi di prova che stancarono decisamente i magiari, mentre dall’altro lato i tedeschi erano reduci da due vittorie soddisfacenti che probabilmente erano riuscite a sollevare l’umore della squadra.

Il giorno del match

Il giorno della partita, il fato sembra tirare un altro tiro mancino alla compagine ungherese. Inizia a piovere, su Berna si abbatte un acquazzone che ammorbidisce la terra del campo del Wankdorf Stadium, decretando un vantaggio del tutto casuale per i teutonici che erano abituati ad allenarsi e giocare su terreni umidi e morbidi. Il match inizia come preventivato e già al 6’ l’Ungheria si porta in vantaggio con un gol di Puskás. Dopo due soli minuti dopo arriva la seconda rete grazie ad un errore del difensore tedesco Kohlmeyer che, sbagliando un passaggio al portiere Toni Turek, consentì a Zoltán Czibor di inserirsi in area e fare gol.

Incredibile ma vero, durante il primo tempo la Germania Ovest riesce a non darsi per vinta e prima dell’intervallo, le due squadre erano in pareggio per 2 – 2. La prima rete per i teutonici arriva al 10’ grazie ad un’azione dell’attaccante Max Morloch e dopo 8 minuti segna il suo primo gol il boss Helmut Rahn. L’atmosfera in campo si fa prevedibilmente più tesa, i magiari si fanno più aggressivi mentre i tedeschi iniziano a concretizzare il sogno Mondiale.

Da quel pareggio sembra iniziare una partita di biliardino: nessuna delle due compagini perde occasione per tentare il gol. Dal secondo tempo in poi l’Aranycsapat inizia a giocare in aggressione, cercando di tamponare i tedeschi che mostrano un insolito guizzo e tenuta atletica. La Germania Ovest sembra inafferrabile e con un campo sempre più ammorbidito da pioggia e tacchetti, i pianeti sembrano allinearsi per la squadra teutonica.

A soli 6 minuti dalla fine dei tempi regolamentari, con una visibilità in campo sensibilmente ridotta e i giocatori visibilmente sfiniti, Helmut Rahn riesce nel miracolo: segna la terza rete per la Germania. Quello che succede nei minuti fino alla fine del triplice fischio è puro caos. L’Ungheria non rinuncia alla coppa e per sei minuti gioca instancabilmente, riuscendo anche ad andare in rete grazie ad uno sfibratissimo Puskás. Il gol però è annullato subito dall’arbitro Ling, a causa di un supposto fuorigioco che ancora oggi rimane molto dubbio. L’ultima cartuccia la sparerà il centrocampista Zoltán Czibor, mancando clamorosamente la porta.

L’ombra del doping e le cospirazioni

Moltissime domande si diffusero riguardo la vittoria della Germania contro quella che sembrava essere un’Ungheria imbattibile. Alcuni ipotizzarono che le autorità ungheresi avessero “truccato” la finale in cambio di una grossa partita di trattori – si, trattori – che aiutassero l’agricoltura magiara in sofferenza. Altre voci sempre di parte ungherese, ipotizzarono addirittura una vendetta ordita dall’arbitro Ling, a scopo di recare danno ai valori occidentali.

Ma messe da parte le illazioni e le cospirazioni, una cosa resta certa: subito dopo la vittoria, alcuni giocatori teutonici mostrarono un’evidente infezione itterica che li costrinse, tra l’altro, a ritirarsi per un po’ dall’attività calcistica. La notizia si diffonde: la sbalorditiva performance tedesca sarebbe stata tutto frutto di un massiccio ricorso al doping. Come prevedibile, i diretti interessati smentirono immediatamente le voci, che però avevano già dato via ad altre versioni più o meno ufficiali della storia.

Il medico della nazionale tedesca, il dr. Loogen, sostenne la tesi dell’infezione accidentale. La stampa domestica azzardò addirittura che la squadra sarebbe stata drogata da terzi. La verità non venne mai a galla e certo è che dopo quel 4 luglio i campioni non seppero più ripetersi, collezionando una sequela di flop, avviati col clamoroso 2-0 loro inflitto dal Belgio a Bruxelles in settembre, prima uscita ufficiale da campioni in carica.

Se si cerca su internet la definizione del termine miracolo, l’enciclopedia Treccani riporta tale spiegazione: «qualsiasi fatto che susciti meraviglia in quanto superi i limiti delle normali prevedibilità dell'accadere o vada oltre le possibilità dell'azione umana». Quanto successo a Berna, nella finale dei Mondiali di Svizzera ’54 grazie al gol di Helmut Rahn, arrivato all’84’ contro la grande Ungheria, rientra decisamente tra gli esempi pratici di questa definizione. Questa è la storia del Miracolo di Berna: l’improbabile vittoria Mondiale al photofinish della Germania Ovest.