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Leicester campione d’Inghilterra: il miracolo sportivo del 2016

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(ADRIAN DENNIS/AFP/Getty Images)

Tante le belle e appassionanti storie di sport che hanno caratterizzato questo anno. Ma su tutte non può che spiccare la conquista del titolo di campioni d’Inghilterra da parte del “piccolo” Leicester, un’impresa che ha riscritto la storia del calcio

Il 2016 verrà ricordato per le grandi gesta sportive e le vicende umane degli atleti che lo hanno caratterizzato. Ovviamente non possiamo dimenticare le Olimpiadi di Rio de Janeiro, che hanno regalato al mondo tante storie personali e sportive degne di imperitura memoria, così come la tragica vicenda della Chapecoense; ma è indubbio che per la straordinarietà dell’impresa, la conquista della Premier League da parte del Leicester ha sicuramente un tocco di magia e di leggenda. Solo pochissimi coraggiosi in tutto il mondo hanno deciso di puntare all’inizio della scorsa stagione sulla vittoria della squadra allenata da Claudio Ranieri. Una quota astronomica, pagata 5000 a 1: sarebbe stato più probabile secondo i bookmaker incontrare Elvis Presley o vedere Bono Vox con l’abito da Papa, tanto per dire.

Eppure le Foxes sono riuscite in quello che viene definito un vero miracolo calcistico. Una piccola città delle Midlands inglesi, con i suoi 370mila abitanti, è riuscita ad interrompere il dominio incontrastato di Chelsea, Arsenal, Manchester United e Manchester City. Una città nota più per i suoi successi nel rugby con i Tigers, la squadra più vincente di tutta l’Inghilterra, che per quelli sul rettangolo verde. Il club calcistico è sempre stato una di quelle squadre che passano inosservate all’interno di un campionato, puntando ad una stabile permanenza nella divisione senza particolari clamori. Dalla clamorosa sconfitta con il Watford ai playoff di Championship nel 2013, stabilita da un rigore fallito oltre il tempo di recupero, è partita l’incredibile ascesa del Leicester. Nell’anno successivo riuscì ad arrivare primo nella cadetteria, salendo direttamente nella serie maggiore dopo dieci anni. Da lì iniziò a formarsi il nucleo d’acciaio del gruppo che avrebbe guidato al trono d’Inghilterra: Drinkwater, Vardy – fino a poco tempo prima operaio in acciaieria – e Mahrez.

Nonostante le dichiarazioni del presidente thailandese Vichai Srivaddhanaprabha, proprietario del colosso dei duty free King Power, di voler costruire una rosa in grado di arrivare tra le prime cinque del campionato, la stagione precedente al trionfo fu al limite del disastroso. L’ultimo posto in cui aveva stagnato per settimane fu allontanato grazie ad una splendida progressione nelle ultime nove giornate: la salvezza era stata conquistata in extremis. Dopo uno scandalo sessuale che coinvolse alcuni giocatori – subito venduti – anche l’allenatore Pearson (indirettamente coinvolto per la presenza del figlio) decise di lasciare l’incarico, favorendo l’arrivo di mister Claudio Ranieri. Una scelta che aveva creato non poco scetticismo nell’ambiente, dato che l’allenatore testaccino aveva concluso anzitempo la sfortunata esperienza sulla panchina della selezione greca. Oltretutto anche nei vari club europei non aveva mai particolarmente brillato – ricordiamo l’esonero dal Chelsea a favore di Josè Mourinho – conquistando solamente una Supercoppa europea e una promozione nella Ligue 1. Insomma ci si attendeva un altro campionato modesto e senza ambizioni, al di là delle reiterate promesse societarie.

Ma con la prima giornata si comprese che qualcosa di diverso era in atto: il Leicester iniziò ad inanellare vittorie su vittorie, arrivando prima a Natale a dispetto delle compagini più blasonate prese da altri problemi. Ranieri aveva cambiato ben poco di quella squadra che aveva lottato per la permanenza in Premier, chiedendo solo qualche rinforzo, ma ha creato unione nello spogliatoio, preparando alla perfezione le partite e sistemando le pedine in campo preoccupandosi più della posizione che del possesso palla. E’ riuscito ad esaltare le caratteristiche di ogni giocatore, rendendolo assolutamente determinante al successo finale.

Il 2 maggio è il giorno entrato nella storia di una città, di un club e del calcio in generale: a consegnare il fiabesco titolo è stato un sofferto 2-2 agguantato all’83’ dal Chelsea nel posticipo contro il Tottenham secondo in classifica. Il punto che serviva alle Foxes per la conquista del campionato glielo ha consegnato proprio l’ex squadra di Sir Claudio. Al fischio finale di quell’incontro il sogno è diventato realtà e l’impresa si è trasformata in leggenda. Un capolavoro giunto per la prima volta in 132 anni di storia. Un esempio sportivo celebrato in tutto il mondo come l’affermazione di una “piccola” in un mondo governato dalle “grandi”.