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Barcellona, Bartomeu ancora presidente

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Copyright (c) 2021 FamVeld/Shutterstock

Il numero uno uscente vince le elezioni a maggioranza assoluta, battendo la concorrenza del favorito Laporta: 54% dei voti contro il 33% dell’ex presidente, che aveva fondato la sua campagna sulla promessa Pogba

E’ ancora Josep Maria Bartomeu il presidente del Barcellona. Il numero uno uscente ha stravinto le elezioni ottenendo la maggioranza assoluta, con il 54% dei voti e resterà alla guida del club per i prossimi 6 anni. Battuto il grande rivale Joan Laporta, che si è fermato al 33% ed esce dalla tornata elettorale come il grande sconfitto.

Partecipazione molto alta del popolo barcelonista, nonostante si votasse in un sabato di luglio: 43,12% il dato dell’affluenza, con quasi 43mila persone che si sono recate alle urne al Camp Nou. Al terzo posto con il 7% dei voti Agustin Benedito, che in campagna elettorale si era scagliato contro la sponsorizzazione Qatar – “è un paese che finanzia lo Stato Islamico” -, appena il 3,7% per Toni Freixa. Il dato più importante è che il risultato delle elezioni non lascia spazio a dubbi circa il sostegno di cui Bartomeu goda nel popolo blaugrana, che gli permetterà di affrontare il suo secondo mandato – era subentrato nel 2014 al dimissionario Rosell, di cui era vice presidente – con un ampio appoggio alle spalle. Appoggio che gli permetterà di portare avanti i due capisaldi del suo programma elettorale: il mantenimento dell’eccellenza sportiva del club (di tutti i settori del club, non soltanto il calcio, su cui invece puntava Laporta) e il progetto di costruzione dello stadio migliore del mondo. I soci, insomma, hanno preferito votare per il triplete, il tridente di Luis Enrique – Bartomeu è stato determinante nel ricomporre la frattura fra il tecnico e Messi lo scorso inverno – e un presidente dialogante, che ha condotto la campagna senza fare troppo rumore.

Laporta è il grande sconfitto. Lo hanno votato in 15mila, ma la maggioranza dei barcelonisti non hanno apprezzato il suo stile, almeno in queste elezioni. Non è bastato il sostegno di Cruijff né una campagna elettorale condotta su toni sempre piuttosto alti e all’insegna della critica della precedente gestione.