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Giovani bomber cercasi, in Italia le big scelgono gli attaccanti d’esperienza

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Non siamo in Francia, dove Mbappè domina. Né tantomeno in Inghilterra o in Spagna, dove i classe 2000 Foden e Vinicius fanno la differenza non solo nei rispettivi campionati ma anche in Europa. E nemmeno nella Germania dell’extraterrestre Haaland.

Siamo in Italia dove si continua a preferire l’esperienza alla gioventù, l’ultratrentenne al teenager da buttare nella mischia. Un discorso ampiamente riconducibile al problema ‘centravanti’ che da anni attanaglia la Nazionale. In Serie A (quasi) tutte le grandi squadre, e non solo, si affidano agli attaccanti over 30.

A partire dalla Juventus che si tiene stretto il suo campione, sperando almeno per un’altra stagione. In termini di appeal e anche di risultati sul campo, infatti, si può controbattere poco o niente a Cristiano Ronaldo, a 36 anni suonati il leader indiscusso della classifica dei cannonieri. Per CR7 il titolo di bomber 2020/2021, appare quasi una formalità: 1,22 la quota che Planetwin365 offre per il portoghese, 1,20 per Snai e addirittura solo 1,10 su Bet365. Sta provando a tenergli testa Romelu Lukaku, che si gioca a 3,50 su Planetwin365 e a 4,00 su Snai e Sisal, pur con 4 reti di margine da recuperare al bianconero (24-20) e unica eccezione in un parco attaccanti over 30 con i suoi 27 anni.

Supera Ronaldo, ma solo in termini anagrafici, Zlatan Ibrahimovic che quest’anno raggiungerà quota 40 primavere. Tuttavia il Milan, nonostante l’età, non può prescindere dallo svedese. Discorsi simili in questi anni sono attestabili alle romane con i nomi di Ciro Immobile, anche lui oltre la soglia dei 30, e Edin Dzeko. I rapporti tra la società e il trentacinquenne giallorosso sono da tempo ai ferri corti. La conseguenza? Il capocannoniere della Roma è un centrocampista (Jordan Veretout). Il bomber atalantino Luis Muriel sta per superare i trent’anni, mentre anche le medio-piccole amplificano un trend di certo non roseo in prospettiva: da Fabio Quagliarella con la Sampdoria a Graziano Pellè con il Parma, sino a Llorente e Pavoletti di Udinese e Genoa.

Un campionato per attaccanti d’esperienza che conferma la tradizione tutta italiana del non voler cambiare se non per necessità. Visti i risultati delle squadre tricolori nelle competizioni europee, però, forse mutare la rotta prendendo esempio dagli altri campionati europei potrebbe essere una delle soluzioni per tornare al vertice.