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Il gioco d’azzardo nell’antica Roma

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Quando è nato il gioco d’azzardo?

A quanto pare, l’impulso a sfidare la sorte ha sempre animato l’uomo e fa parte della nostra cultura. Nel corso della storia, sono state tante le forme, tante le regolamentazioni e le leggi in proposito, ma la natura del gioco d’azzardo è rimasta la stessa.

Numerose sono le testimonianze archeologiche della presenza del gioco nell’antico Egitto, Grecia e Roma, così come in India, Cina e Giappone, attraverso disegni, manoscritti, miti e leggende, statue, incisioni etc.

Come si giocava nell’antica Roma?

Sembra che nell’antica Roma il gioco facesse parte della quotidianità di tutti gli strati sociali, dal popolo, agli schiavi, ai senatori e imperatori.

Alle donne non era consentito giocare, almeno in pubblico, ma durante alcune festività, come la Bona Dea, venivano organizzati eventi ad hoc, cosicchè anche le signore romane potessero dilettarsi.

Sono stati trovati resti di insegne nelle taverne, che recitavano Panem et circenses, ovvero pane e giochi. I luoghi principali in cui si giocava erano le dimore private, ma esistevano anche luoghi dedicati, vere e proprie case da gioco, denominate “taberne lusoriae”.

Solo alcuni giochi erano proibiti, principalmente per evitare perdite di denaro troppo ingenti e limitare l’insorgere di risse o tumulti.

Quali erano i giochi più popolari nell’antica Roma?

Molto prima dei table games e delle slot, al tempo esistevano diversi tipi di giochi, i più popolari dei quali erano i giochi ai dadi. A testimoniare l’esistenza di una grande varietà di giochi, la lex tabularia, di età repubblicana, che faceva l’elenco delle attività proibite, grazie alla quale oggi conosciamo nomi e regole.

Il gioco Navia aut capita consisteva nel lanciare la moneta e scommettere denaro su quale lato sarebbe caduta. I dadi o tesserae venivano legati con una corda alla cintura, in modo da poterli portare in giro e giocare in ogni momento.

Lutrunculi, un gioco simile agli scacchi, vedeva l’uso delle pedine e della tavola bianca e nera ed era basato sull’abilità logica e strategica.

Duodecim Scriptorum ha preceduto l’odierno Backgammon, che consiste come saprete nel sorpassare le pedine dell’avversario per portarle alla parte opposta della tavola.

Un altro gioco popolare nella Roma antica era noto come Gioco dei Briganti, che si giocava con pezzi di vetro di diverso colore.

Le leggi sul gioco d’azzardo nell’antica Roma

Come accennato, esistevano diversi limiti riguardo ai giochi consentiti a Roma, nonostante ciò il gioco era ampiamente praticato, anche di nascosto e gli imperatori stessi sono noti per avere scommesso e anche perso al tavolo ingenti somme di denaro.

I poeti dell’epoca si sono dilettati a scrivere versi a riguardo, scherzando sul vizio degli imperatori di voler sfidare la fortuna.

Durante le festività delle Saturnalia, il gioco era consentito a tutti, addirittura permettendo agli schiavi di sedersi allo stesso tavolo dei patrizi.

Non ci sono mai state leggi in grado di far desistere gli antichi romani dallo scommettere e divertirsi con l’azzardo! Il divertimento e l’amore per il rischio fanno parte della nostra cultura e attraversano i secoli, cambiando forma ma rispondendo sempre alla stessa profonda necessità di sfidare la sorte.