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Quagliarella: “Via da Napoli per accuse di camorra e pedofilia”

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Copyright (c) 2021 FamVeld/Shutterstock

L’attaccante del Torino testimone nel processo a Raffaele Piccolo, presunto stalker dei vip: “Ho ricevuto lettere anonime e De Laurentiis lo sapeva”

Ci sarebbero delle lettere anonime contenenti accuse di camorra e pedofilia dietro alla cessione di Fabio Quagliarella dal Napoli alla Juventus. Almeno secondo la ricostruzione dello stesso giocatore, ascoltato come testimone e parte lesa nel processo in corso a Torre Annunziata contro Raffaele Piccolo, l’agente di polizia postale accusato di essere lo stalker di personaggi in vista della provincia di Napoli. “Sono convinto – ha detto Quagliarella – che la mia cessione alla Juve sia dovuta a quelle accuse assurde di essere un camorrista e un pedofilo, contenute in una serie di lettere anonime giunte in qualche modo anche al presidente De Laurentiis”.

Quagliarella, assistito dall’avvocato Gennaro Bartolino, ha deposto (insieme al padre e a un commerciante) in qualità di parte lesa. Davanti al giudice Ernesto Anastasio ha ripercorso quei momenti: oltre che delle lettere, ha parlato di messaggi sul suo telefono e su quelli del padre e dell’allora fidanzata. L’interrogatorio è durato poco più di un’ora e mezza. Il giocatore ha detto di essere stato “sotto pressione” per quattro anni: “Ho conosciuto Piccolo – ha raccontato – nel 2006. Si diceva capace di risolvermi i problemi al telefonino e al mio contatto di Messenger, la cui password era finita in mani sbagliate. In cambio mi chiedeva autografi, foto e magliette. Richieste diventate sempre più pressanti: gli avrò dato almeno venti magliette. Quindi sono iniziate le lettere nelle quali venivo accusato di essere camorrista, di partecipare a orge e di essere pedofilo. Minacce giunte anche a mio padre e alla mia fidanzata dell’epoca”. In un caso, Quagliarella ha raccontato che a casa del padre è giunta anche “una fotocopia con una bara e la mia foto sopra”.

Sulla cessione alla Juve ha aggiunto: “All’inizio della mia avventura al Napoli il presidente De Laurentiis mi chiamava ogni giorno, poi improvvisamente non solo ha smesso di contattarmi, ma è arrivato a chiedere che mi trasferissi al centro sportivo di Castel Volturno. Una richiesta strana, visto anche che due miei compagni, Iezzo e Vitale, vivevano nella mia città natale, Castellammare di Stabia. Quindi il trasferimento alla Juve, cosa di cui non si era mai parlato prima”.