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Atletica: Iaaf, il sistema doping e i dubbi sul presidente Coe

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Il ministro dello sport britannico chiede di chiarire il ruolo della federazione mondiale nel caso Russia

Il presidente della federazione mondiale dell’atletica leggera Sebastian Coe dovrà chiarire il suo ruolo e quello dell’organizzazione nel sistema di corruzione che ha concesso copertura al sistema di doping di stato messo in piedi dalla Russia.

A chiamare alle sue responsabilità il 59enne britannico, due volte oro olimpico, successore del senegalese Lamine Diack, è stato lo stesso governo del suo paese, per mezzo di una lettera aperta scritta dal ministro dello sport, il laburista Clive Efford. Coe era stato ascoltato in parlamento lo scorso 2 dicembre, ma evidentemente senza chiarire abbastanza il suo ruolo (Coe è stato per 7 anni vicepresidente) e quello della stessa Iaaf dal momento in cui è venuto per la prima volta a conoscenza dello schema di corruzione supposto e il ruolo dell’agenzia da lui gestita, la Csm, nell’intera vicenda (agenzia che se da un lato, come è stato spiegato, non avrebbe rapporti con la Iaaf, dall’altro rimarrebbe consulente di Gazprom, la più grande compagnia russa, produttrice di gas naturale).

Intanto intorno alla figura di Coe emergono altri fatti quanto meno inquietanti, come il finanziamento per oltre 265mila euro offertogli durante la sua corsa alla presidenza dal russo Roman Abamovich attraverso il Chelsea. Abramovich che da sempre è in stretti rapporti con il ministro dello sport russo Vitaly Mutko. Un finanziamento quanto meno poco opportuno. A fronte di queste rivelazioni, c’è sempre attesa per la pubblicazione del report dell’agenzia indipendente della Wada (l’agenzia mondiale antidoping) che sarà reso pubblico giovedì 14 gennaio. La federazione di atletica russa è al momento sospesa e in queste condizioni non potrebbe prendere parte ai Giochi olimpici di Rio.